mercoledì 12 ottobre 2016

Spagna, la nuova frontiera dell’instabilità politica


Dopo più di dieci mesi, la Spagna non sa ancora se avrà un Governo, oppure, per la terza volta dovrà tornare alle urne.

In Spagna spesso giungono notizie dall’Italia, ma nel nostro Paese difficilmente i fatti spagnoli sono presenti nei giornali e telegiornali italiani. Vediamo quindi cosa sta succedendo in questo momento in Spagna.

Al momento il Paese vive uno stallo politico. La procedura per la creazione di un Governo, vede che la persona incaricata dal Re di formarlo debba ottenere la maggioranza da parte del congresso (il parlamento), se dopo sei mesi dalla prima sfiducia nessuno riesca a formare un esecutivo, si torna a nuove elezioni. Le ultime si sono svolte a giugno. Il Partito Popolare, schieramento di centro destra, ha ottenuto la maggioranza, ma questa non gli permette di essere autosufficiente, ha bisogno dei voti di Ciudadanos, uno nuovo schieramento fra centro e centro destra, e per lo meno l’astensione da parte del PSOE, partito socialista. Ovviamente sa che Podemos, non appoggerà mai un governo popolare, essendo questo uno schieramento che possiamo paragonare al movimento 5 stelle, ma con connotazioni ideologiche di estrema sinistra.

Mariano Rajoy é il candidato dei Popolari, e come ex presidente ne esercita le funzioni, fino alla formazione del nuovo governo. Il nodo cruciale, in questo momento é la scelta del Partito Socialista, fino a poco fa guidato da Sanchez, e fautore del NO categorico al Governo Rajoy. Il PSOE nei giorni scorsi ha visto un durissimo scontro interno, che ha portato alle dimissioni del Presidente Federale, e la nomina di un commissario interno per la gestione del partito. Lo scontro interno é originato da diversi fattori. In primis l’attenzione, o meno che eviterebbe le terze elezioni. Queste sarebbero un problema per il Paese, ma anche per i Socialisti che sono in calo costante di consensi. In oltre all’interno del partito ci sono due “correnti”, quella di Sanchez che non fa parte dell’entourage che governa storicamente il partito, e Susana Diaz presidente del governo dell’Andalusia sostenuta da figure rilevanti nella storia del PSOE. I pessimi risultati ottenuti fin ora da Sanchez, e i suoi continui tentativi abortiti di formare un “Governo del cambio” con Podemos hanno condotto a questo scontro. Al momento i socialisti sembrano diretti verso l’astensione, che consentirebbe a Rajoy di guidare un governo di minoranza, ed al partito la possibilità di ricostruirlo e riunificarlo.

La commissione che al momento governa il PSOE convocherà una riunione in cui si discuterà su come dovrà esprimersi il partito, e se questa decisione verrà presa dalla giunta che gli governa o da un referendum interno fra i militanti. Se decideranno di non astenersi, si arriverà alle terze elezioni, pochi giorni prima di Natale, dove si preannuncia una più netta vittoria dei popolari, che sotto sotto sperando di non ottenere l’appoggio per la formazione del governo.

Va comunque detto, che la legge elettorale spagnola, pensata per un sistema sostanzialmente bipolare, PSOE - PP, é entrato in crisi per l’ascesa di due nuovi partiti, Ciudadanos e Podemos, che hanno tolto voti ai due contendenti classici, cosa che non riuscivano a fare Izquierda Unida (Partito Comunista), e i partiti indipendentisti e regionali. Con le nuove elezioni sarà comunque difficile che i Popolari, vincitori secondo i sondaggi potranno essere autosufficienti, ma forse gli basterà l’appoggio di Ciudadanos, più malleabile e meno ideologizzato. Il problema che impedisce ai Popolari il successo pieno, e un appoggio da altri partiti sono gli innumerevoli casi di corruzione che hanno colpito figure rilevanti del partito, non coinvolgendo (al momento) i vertici dello stesso, che si difendono, affermando di essere vittime e non complici. Lo sappiamo però che in politica le cose cambiano velocemente, vedremo quindi se si eviteranno nuove elezioni, e quanto un governo di minoranza possa resistere in carica.


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