mercoledì 12 ottobre 2016

Lavoro all'estero, un opportunità


Poco tempo fa sono stati riportati i nuovi dati degli italiani all’estero, riprendendo una ricerca fatta a Gennaio dal Sole 24Ore, che evidenziava come in maggior parte questi siano under 40. 

Per l’Italia ovviamente “perdere” cittadini sotto i 40 anni, costituisce un problema, perché in questa fascia di età ci sono i potenziali lavoratori più efficienti perché nel pieno delle proprie forze. In più i giovani dovrebbero proporre le novità per modernizzare il Paese. Probabilmente però questo é il problema. Nel senso che in Italia, non si favoriscono le novità, ma c’é un solido conservatorismo, e molta diffidenza verso l’innovazione.

Nell’immediato dopoguerra, si sviluppò una giovane generazione di imprenditori, che crearono da zero i settori che furono il motore economico fino a fine anni ’80. Pensiamo al design, alla moda, all’innovazione in generale. Il problema é che questa generazione non solo non ha mai ceduto il passo, ma ha anche impedito ai giovani di poter seguire il loro esempio.

Negli anni ’60 e ’70, questi imprenditori crearono le loro “fabbrichette”, che tutt’oggi danno lavoro a molte persone. Moltissimi di questi, non solo non erano laureati, ma non avevano nemmeno il diploma delle superiori. Indubbiamente si trattava di una generazione con spirito di iniziativa, che forse un pò manca alla nuova, ma é anche vero che questa generazione é costretta a studiare fino alla Laurea e al Master, entrando così mondo del lavoro in età avanzata.


Nella mia esperienza personale, che da ormai tre anni mi vede in Spagna, ho trovato più disponibilità da parte del mondo del lavoro, di quanto invece succeda in Italia. Qui ci sono pochi laureati, quindi aver fatto l’università, e magari anche un Master apporta un valore maggiore al proprio curriculum. Questo ovviamente non significa trovar lavoro appena scesi dall’aereo, ma qualche vantaggio naturalmente lo apporta. Anche aprire un’attività é molto più semplice. Qui in Andalusia ci sono moltissimi italiani, venuti in cerca di fortuna. Chi ha ottenuto dei risultati, ha capito velocemente che per quanto la Spagna sembri simile, nella realtà ha moltissime differenze con l’Italia.

L’italiano spesso va all’estero con una certa arroganza, pensando che basti aprire una pizzeria, o un ristorante e che questa gli assicuri il successo. C’é da capire però, che c’é molta concorrenza, di connazionali e non, e che in località turistiche come Malaga, la conoscenza delle lingue, almeno la locale é assolutamente obbligatoria. Nel mio settore, il marketing, ho anche visto la situazione opposta. Dove sono gli spagnoli a commettere quest’errore.

La comunicazione spagnola é molto più diretta ed innovativa rispetto alla nostra. Quindi ci sono molti casi in cui, ad esempio una pubblicità realizzata in Spagna in Italia possa non essere compresa, o addirittura essere vista offensiva.

In generale la possibilità di poter vivere e lavorare all’estero, dovrebbe essere vista come un opportunità per molti giovani, e non come un dramma. Ovviamente affinché queste persone un giorno possano ritornare ad apportare qualcosa di nuovo, con l’esperienza fatta, é fondamentale che l’Italia agevoli, non tanto il rientro, quanto le condizioni che lo favoriscano. Bisognerebbe snellire e facilitare le procedure per l’iniziative imprenditoriali, in questo modo il Paese potrebbe godere del know-how appreso all’estero. 

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