lunedì 18 giugno 2012

Lettera ai miei padri: Quando lo spread non è sui titoli di Stato, ma fra generazioni.


Italia 2012

Sono un trentenne (per difetto, almeno mi sento più giovane), come tanti altri, e vivo in Italia da sempre. Ho avuto la fortuna di viaggiare, non in tutto il mondo, ma a sufficienza per farmi un idea di come si vive altrove.

Oggi, accendendo la tv, o qualsiasi altro media non si fa altro che parlare di spread, e crisi econimiche, di fallimento e risanamento di Stati. Io come altri miei coetani, sono uno di quelli che la crisi la paga, giorno per giorno. Ci siamo rassegnati all'idea che una pensione non l'avremmo mai, e che ci toccherà lavorare per tutta la vita. Pazienza, ma per lo meno lasciateci lavorare. Non vogliamo regali, né posti fissi, solamente lavorare, percepire uno stipendio decoroso, realizzarci personalmente e professionalmente.

Noi siamo le vittime degli stage, uno strumento diabolico, una truffa legalizzata, che introduce il lavoro gratuito. Una forma contrattuale, che consente al datore di lavoro, di non retribuire il dipendente, scaricandolo agevolmente dopo 3/6 mesi, ed impedendo ad un intera generazione la maturazione professionale.

La generazione dei miei padri, entrò nel mondo del lavoro in un periodo felice, finivano gli studi, e trovavano pronta una professione. Molti di loro si sono affermati, anche velocemente, portanto la crescita in tutto il Paese. Questo grazie anche ai nostri nonni, che finita la guerra, si sono dati da fare per assicurare un futuro migliore ai loro figli. Hanno creato un sistema che produceva lavoro e ricchezza, modernizzando tutto il paese, per poi passare la mano. La generazione dei miei padri ha consolidato questa crescita, fino al boom degli anni '80, introducendo nueve idee. Noi al tempo eravamo bambini, e ci veniva detto di studiare. Lo studio ci avrebbe reso cittadini migliori, e professionisti preparati. La scuola dell'obligo durava fino ai 15 anni, ma di fatto si prolungava fino alla maturità. "Cosa farai senza un pezzo di carta in mano?". Così continuavamo tutti, fino al diploma. Finite le scuole, per darci modo di qualificarci ancora di più, ci veniva indicata la via Universitaria. Il luogo che eleva e dà formazione professionale. Il tempio della cultura, perché "il diploma non serve a nulla". Così ci siamo rimboccati le maniche, e in tempi chi lunghi, chi brevi, abbiamo preso anche quest'altro pezzo di carta, confrontandoci spesso con docenti plurimedagliati e molto annoiati. Immergendoci in un mondo fatto di teoria, lontano anni luce dalla realtà lavorativa, e dai progressi scientifico – tecnologici. Più una visita al Museo, che una maggiore qualificazione professionale. Finito il percorso universitario, ci siamo accorti che quello che avevamo appreso sui libri, non serviva a molto, così per aggiornarci, ed entrare a pieno titolo nel mondo del lavoro, dovevamo avere anche un Master, "perchè al giorno d'oggi tutti hanno una laurea".

Il Master è diverso, lo dice anche il nome, è qualcosa di assoluto. Una volta terminato, le porte del lavoro saranno spalancate. Così, come ogni buon Master che si rispetti, offre uno Stage. Un periodo di prova che consentirà, con qualche sacrificio (economico), di entrare ed affermarsi nel mondo del lavoro. Io datore ti offro la possibilità di imparare a lavorare, tu sarai mio dipendente gratuito, o fondamentalmente tale. Purtroppo però... subito dopo uno stagista, ne viene un altro, e addio apprendimento, e sopratutto addio maturazione professionale.

La generazione dei miei padri, si chiede perché il Paese non cresce, perchè i fasti degli anni '70 e '80 non ci mettano al riparo da crisi e catastrofi economiche. La spiegazione è molto semplice. Il boom che avete creato voi, era frutto delle vostre idee fresche, che si integravano con il lavoro dei nostri nonni. Come voi avete al tempo modernizzato il Paese, oggi impedite a noi di fare altrettanto. Non solo rimanete inchiodati ai vostri posti, finchè morte non vi sempari, ma avete creato un sistema per cui nessuno riuscirà a smuovervi, se non la morte naturale appunto. Per scrupolo vi fate affiancare da giovani, più vecchi di voi, che oltre ad oasannarvi, e lusingarvi non fanno. Lasciando così marcire le idee e il nuovo. Facendo un paragone calcistico, è come se un allenatore facesse giocare oggi, Platinì e Maradona, che indubbiamente sono stati due grandissimi campioni, ma oggi sono vicini ai cinquanta. Lasciando in panchina Messi e Cristiano Ronaldo, perchè giovani ed inesperti. Maradona però non è nato Maradona, e chissà quanti Messi state lasciando oggi in panchina.

Questo lo vediamo in tutti i campi, Politica, Università, Finanza, Industria, chi occupa le posizioni decisionali supera abbondantemente i sessanta. Ed il Paese è di fondo bloccato agli anni '80, dove la "Milano da bere" ve la siete bevuta tutta voi. Al tempo di internet, delle email e social network, lo strumento più utilizzato è la posta cartacea. Avete creato un sistema politico totalmente statico, dove non vince e non perde nessuno, ma che vi lascia li ai vostri posti. Un sistema industriale, che era all'avanguardia nell 'innovazione, ma che oggi non innova proprio nulla, nemmeno se stesso. Vi siete riempiti la bocca di parole come privatizzazioni e liberalizzazioni, creando un sistema di scatole cinesi, che di fondo consente al vecchio monopolista di rimanere tale. Il tempo sta scadendo, e il 90° si avvicina, togliamo i Platinì e i Maradona dal campo, e lasciamo entrare i Messi e i Ronaldo, perchè a questo mondo nessuno è immortale, non lo siete nemmeno voi, e sopratutto non lo sono le vostre idee, ormai antiche e superate. Lasciate spazio a chi merita, lasciateci cresce. Certamente sbaglieremo anche noi, a voi è stato consentito di farlo.

C'è bisogno di un nuovo sistema. Oggi è già tardi, doveva essere fatto ieri. Bisogna creare innovazione, liberalizzare nei mercati interni, premiare il merito, e far si che chi imbroglia non sia favorito. Oggi è conveniente viaggiare in autobus senza biglietto, perché se verrò scoperto dal controllore, la multa sarà comunque inferiore al costo che avrei dovuto pagare quotidianamente.

Adesso sedetevi in poltrona e godetevi la pensione e i nipotini, prima che noi ci troveremo in contrasto anche con loro. Questo Paese ha bisogno di crescere e cambiare, e per farlo ha bisogno di novità, che voi non riuscite più a produrre.
Purtroppo però, conosco già la vostra risposta. Vi mostrerete daccoro con tutto, e con i migliori propositi da attuare, questo soltanto a parole, perchè a fatti impedirete il ben che minimo cambiamento reale, un cambiare tutto per non cambiare niente.

PS
Inoltre, conoscendo bene le ipocrisie di questo Paese, specifico che queste osservazioni partono ovviamente da una generalizzazione. E che non tutti i 60/70 enni sono incollati alle proprie sedie, impedendo il bene comune; e che non tutti i giovani che occupano posizioni di vertice, siano dei magiordomi.