martedì 27 settembre 2016

Fertility Day, parliamo di.... Comunicazione


Tornare in Italia per le vacanze, é sempre qualcosa di piacevole; famiglia, amici, mare, sole e un pò di relax. Mentre qui in Spagna si dice, e forse sarà anche vero che la crisi sia finalmente passata, in Italia ancora non vi é un ugual certezza, anche se le cose sembrano andar meglio di prima. Il nostro, lo sanno tutti é un Paese meraviglioso, eh si, nel bene e nel male. Perché solo in Italia, un ministro può inventarsi una giornata per la feritilità. Questo già di per se lascia un pò spiazzati, ma ció che é peggio, che affida la campagna a persone che, visti i risultati, non hanno nulla a che vedere con la comunicazione, creando ciò che negli anni a futuro, sarà studiato come "l'esempio scolastico" di Cattiva comunicazione.

Perché la campagna del Fertility Day é così disastrosa?

Incominciamo dal nome "Fertility"; Lo sappiamo in Italia usare parole in inglese (a volte a casaccio) fa molto figo, ma la comunicazione per essere efficace non deve essere per forza figa. Visto che il Ministro Lorenzin, cerca "creativi GRATIS" (la sola affermazione fa rabbrividire, ma ne parlerò avanti) le suggerirei un più italico ed istituzionale : "Giornata nazionale a sostegno delle nascite", che si fa meno figo, ma ha maggior senso.
Il Vocabolario (online) Treccani infatti definisce Fertilità, come :

fertilità s. f. [dal lat. fertilĭtas -atis]. – 1. In agraria, capacità di un terreno a far crescere le piante coltivate in modo che producano la desiderata quantità di prodotti utili; dipende dalle condizioni fisiche (umidità, ecc.), chimiche (presenza di sufficienti quantità di composti chimici assorbibili dalle radici, ecc.) e biologiche (edafon) del terreno, le quali spesso vengono modificate favorevolmente con la somministrazione di fertilizzanti. 2. a. In biologia, con sign. più ampio, la potenzialità riproduttiva di un organismo, sia vegetale sia animale. b. Fecondità, ma solo in particolari locuz. (in cui il termine ricalca l’ingl. fertility): vitamina della f., lo stesso che tocoferolo; in statistica, quoziente generale di f., il rapporto fra le nascite di un determinato anno e la popolazione in età feconda.3. fig. Produttività, in genere: fd’ingegnod’immaginazioned’inventiva4. In fisica nucleare, il numero di neutroni che si liberano in media per ogni neutrone termico assorbito da un combustibile nucleare.

Visto che non stiamo parlando di agricultura, chimica o fisica nucleare, ma di cercare di convincere gli italiani a procreare di più, la parola feritlity non é fra le più adatte. Primo perché la donna non é un terreno dove far crescere le piante, e secondo perché l'utilizzo del termine "Fertilità" riesce ad offendere quelle coppie che vorrebbero avere dei figli, ma purtroppo non ci riescono, relegandole in un certo senso ad una cittadinanza da serie b.

Con il solo nome quindi, sono riusciti ad offendere le donne nel loro insieme, e le coppie che non riescono ad avere figli, a cui potremmo aggiungere facilmente, chi figli non ne vuole (ed é libero di pensarla così), chi figli ne vorrebbe ma non può per motivi di salute, economici o per qualsiasi altro motivo non può.

Nel Marketing il nome di una Marca o prodotto, viene paragonato al nome di una persone, e quindi la sua primissima carta di presentazione. Ecco questa "campagna" ha come nome un insulto.


Comunicazione visiva :
Gli "esperti di Marketing" del Ministro, hanno messo un immagine con una bella ragazza sulla ventina, con una clessidra (indicatrice del tempo) che ci dice : "La bellezza non ha età. La fertilità si." A parte quanto detto in precedenza sul termine utilizzato, la clessidra rappresenta il tempo che passa, quindi il messaggio lo possiamo tradurre con un "Bella datti una mossa che diventi vecchia". Altro insulto gratuito. Oltre che "La bellezza non ha età, la feritilità si", é un utilizzo di detti comuni utilizzati a casaccio. Sembra dire, aspetta a farti bella, prima sforna qualche ragazzino.
Ancora più "aberrante" é : "La fertilità é un bene comune". Cioè che ci stanno dicendo? Che la capacità di procreare di una donna é un bene comune? Che come l'acqua tutti hanno diritto ad utilizzarla?
Seguiamo con la campagna visiva. Il fertilityday ci fa vedere un bambino che guarda un qualcosa (di misterioso). Un bambino come tanti, cui gli occhiali gli danno un aria da secchione, ma realmente non si capisce cosa voglia dire. Dietro di lui invece c'é un ombra malefica, che lo accusa. Di cosa? Di essere il figlio unico vizziato? Di essere nato, e di non aver dato spazio a un fratellino? Si tratta di una creatività dove é meglio non dargli un senso, perché altrimenti sarebbe raccapricciante.



Potrei continuare con altre creatività, che non si distaccano dagli esempi riportati. In generale tutta la comunicazione é un accusa, un offesa rivolta a chi non ha figli oppure ne ha pochi. Una comunicazione non può offendere, ma deve stimolare, incuriosire, interessare o per lo meno informare, il fertility day non fa nulla di tutto questo. Vi immaginate Antonio Banderas che con la forza faccia mangiare le sue fette biscottate, dicendo se tu non lo fai sei uno stronzo? Oppure Ikea che dica, se non sai montare i miei mobili sei un fallito?



Al Ministro Lorenzin, che dice di essere alla ricerca di creativi, le consiglio di contattare quelli della Durex, che con una solo immagine lanciano un messaggio chiaro, semplice e che da libera scelta a chi lo riceve. Questo é un esempio di comunicazione efficace, però la avverto Ministro, questi creativi non lavorano gratis, perché le loro competenze, esperienze e professionalità non le ha portate la cicogna, ma anni di formazione e duro lavoro. Le consiglio quindi di rivolgersi ad un esperto di comunicazione, giustamente retribuito, così magari le proporrà delle campagne adeguate, ed un modo di presentarsi al pubblico più consono ad un ministro.


giovedì 22 settembre 2016

Salento vs Briatore


Social e giornali recentemente non parlano di altro: Briatore boccia il Salento!
Fra un commento sensato, tifo campanilistico e qualche immancabile commento da "webete", la polemica é servita.

In sintesi, Flavio Briatore giunto nel Salento per presentare il suo Twiga, locale extralusso del marchio Bilionaire Lifestyle, accusa la penisola salentina di non essere una meta appetibile per i super-ricchi. Rincarando la dose, indicando che i super ricchi non vogliono musei, cultura e paesaggi, ma feste e lusso. A questo riguardo, mi sembra che Briatore abbia preso un palo non da poco. Il Salento, ha sviluppato il suo marchio turistico sull'arte, le tradizioni e la bellezza della sua terra. Una ricetta, sicuramente migliorabile, ma che sta ottenendo ottimi risultati. Quindi per quale ragione adesso dovrebbe cambiare la sua identità? Sarebbe come chiedere alle sue discoteche o i suoi hotel di aprirsi ad un turismo popolare, o applicare prezzi e servizi da "Ostello della gioventù". Non avrebbe senso. Quindi perché il Salento dovrebbe cambiare la sua immagine e la sua anima? 

Lo scivolone di Briatore é così chiaro che non ha senso approfondirlo. Ovviamente la polemica si é concentrata proprio su questo punto, tralasciando altre cose dette che invece dovrebbero essere approfondite. Non perché Briatore sia un mentore, ma perché alcune critiche dovrebbero essere prese in maggiore considerazione. In particolare quando dice : "é un posto bellissimo, che però non può vivere da solo. Servono strade per arrivarci, aeroporti, infrastrutture che rendano facile raggiungerlo". E su questo ha ragione.

Ad oggi il Salento é alla moda, é in grande crescita, ma per continuare in questa crescita, e renderla durevole il solo territorio non basta. La cultura, le tradizioni, le masserie non possono reggere l'intero turismo. Ad oggi per raggiungere Lecce, dall'aeroporto di Brindisi, con auto propria ci vuole un oretta. Ma il turista che arriva, per passare le sue vacanze, ovviamente non ha la macchina con se. Quindi scende dall'aereo e si trova abbandonato a se stesso. E questo per raggiungere Lecce.

Chi raggiunge la penisola in estate, ovviamente cercherà il mare, ed il Salento é una terra da girare. E qui le strade ed i collegamenti, come dice Briatore mancano davvero. Pensiamo alla lunga odissea della Maglie - Leuca, odissea intesa per i tempi necessari per percorrerla, e per i tempi biblici per rinnovarla. L'assenza di un servizio pubblico efficiente per raggiungere le mete turistiche, e di interesse. Una linea ferroviaria, che non può essere la Ferrovia Sud-Est. Su questo Briatore ha ragione. Come spesso invece succede, tutta la discussione si é spostata sul fatto che il Salento non é per Super - ricchi, insomma la scoperta dell'acqua calda. Il fatto però é che se il Salento non migliora i suoi collegamenti non riuscirà a sviluppare più di tanto il suo territorio.






martedì 20 settembre 2016

Perché no, Easyjet Why not?




L'estate sta finendo... e un anno se ne va.. recitava una canzone. Più che la fine dell'anno possiamo invece parlare della fine delle vacanze, almeno per la stragrande maggioranza delle persone.

Il settore turistico, magari con la clemenza di Ottobre può sparare le sue ultime cartucce, e per questo motivo abbassa i costi. Inutile dirlo, per chi può questa é la parte dell'anno in cui si può viaggiare a basso costo.

La compagnia aerea low-cost Easyjet lancia proprio in questo periodo la sua nuova campagna pubblicitaria. Why not?

Why not, perché no. Perché non viaggiare, magari per un solo week end in questa parte dell'anno, magari verso mete dove l'estate non é ancora finita, o verso luoghi tipicamente invernali?

L'agenzia inglese VCCP ha realizzato questa campagna, che per l'Italia é stata adattata da FCB Milan. Il core target della compagnia, definito "Generazione Easyjet", é fatto da persone dinamiche, che viaggiano molto, per lavoro o piacere e tendenzialmente giovani e si vede stimolato da questa pubblicità. Dove la ragazza protagonista sembra non riuscire a star ferma, impaziente di raggiungere nuove mete.

Però perché una compagnia aerea come Easyjet investe così tanto in pubblicità, e a vari livelli? (Spot televisivi, affissioni, social e quant'altro)
La strategia adottata dalla compagnia é sempre stata quella di creare un target di riferimento, e non affidarsi unicamente al basso costo del servizio. Ricordiamoci che é in concorrenza diretta con Rayan, che nell'immaginario collettivo, nel bene e nel male é riconosciuta per il basso costo dei suoi servizi. La compagnia Irlandese era presente da almeno dieci anni prima, ed é riuscita ad ottenere questo posizionamento sul mercato, in quanto al tempo il traffico aereo era appannaggio delle grandi compagnie di bandiera. Easyjet quindi, decise di raggiungere un target specifico, che vuole risparmiare, ma allo stesso tempo chiede un buon servizio. Per questo motivo si identifica con un colore arancione vivo, e con campagne promozionali mirate, appunto a persone che viaggiano molto. 

Ecco lo spot!




«Questa campagna ci ricorda come, oggi più che mai, viaggiare possa essere facile, smart e alla portata di tutti, utilizzando un concept dinamico e divertente che racconta come la nostra compagnia accompagni la generazione easyJet nei diversi momenti della loro vita, suggerendo occasioni di viaggio non immaginabili prima», ha spiegato Noemi Frisoli, marketing manager di easyJet per l’Italia.
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